Cortona On The Move lancia “The COVID-19 Visual Project”

Un archivio fotografico sulla pandemia da coronavirus: gli effetti, i sacrifici, i barlumi di speranza

GIOVEDÌ 21 MAGGIO 2020 Questo articolo ha più di 1 anno

 

The COVID-19 Visual Project. A Time of Distance è un archivio permanente sulla pandemia da coronavirus e le sue conseguenze per la vita di milioni di persone in tutto il mondo.

Raccolgie e presenta soprattutto fotografie (ma anche video, testi e suoni) e continuerà ad essere aggiornato fino a che non sarà trovato un vaccino per il Covid-19.

Il progetto ha lo scopo di raccontare l’emergenza sanitaria, le conseguenze sociali e individuali e l’impatto economico che stanno caratterizzando questo inatteso periodo storico. Una piattaforma dove fotografi e videomaker di fama internazionale, visual artist e giornalisti, lasceranno la loro testimonianza indelebile.

I contenuti del sito, alcuni commissionati e altri selezionati dopo essere stati proposti da autori indipendenti, sono divisi in sette capitoli, ciascuno dedicato a un tema emerso negli ultimi mesi: l’emergenza sanitaria, il vuoto urbano, il lockdown, l’economia, le ferite della società, la rivincita della natura e la nuova normalità.

Il progetto è sviluppato da Cortona On The Move, una iniziativa il cui obiettivo è diffondere e promuovere la fotografia contemporanea alla ricerca di nuove visioni e forme originali di comunicazione visiva.

Il capitolo 0, “Una visione d’insieme” è aperto da Alex Majoli, fotografo di Magnum Photo.

Alex Majoli ha attraversato l’Italia partendo dalla Sicilia: Roma, Milano, fino al confine con la Slovenia. Nel suo stile teatrale, ogni immagine diventa un’icona. Per chi guarda, il ritorno a un passato-presente che non possiamo dimenticare. Un’opera unica in cui spiccano le sfumature, dove restano incredibilmente attenzione e ascolto. Immagini di un momento che diventa storia dell’umanità, con il suo disumano dolore.

Majoli è partito verso la fine di febbraio. “Stavo lavorando a Reggio Emilia – racconta – quando è iniziata l’epidemia. Così, lì ho fatto i primi scatti. Poi, mi sono trasferito a Palermo e, da lì, è cominciato il viaggio. Perché un evento così non puoi coprirlo solo con gli scatti delle cose che vedi in un posto, devi quasi entrarci partendo dalla periferia. Così, ho provato a fare, risalendo l’Italia: da Roma, a Milano, a Bergamo fino al confine con la Slovenia”. Gli scatti, ovviamente, saranno stati migliaia: “Una volta – spiega Majoli – un servizio così l’avrei fatto con 80 rullini, 2.500 scatti. Oggi, ovviamente, non ha neanche senso contarli. Alla fine, comunque, restano un’ottantina di immagini e una cinquantina sono il prodotto finale”.

Qualche giorno fa abbiamo incontrato Lorenzo Meloni, un fotografo di Magnum Photos che ha raccontato sul New York Times l’epidemia in Italia.

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