Ma allora, che cos’è? È un tipaccio piccolino
La filastrocca di Roberto Piumini per spiegare ai bambini l'epidemia in modo "rigoroso, ma senza trasmettere ansia"
Come si parla del coronavirus ai bambini? La struttura sanitaria Humanitas San Pio x di Milano si è rivolta al famoso scrittore Roberto Piumini che ha scritto – nel giorno del suo compleanno il 14 marzo (ha compiuto 73 anni) – una filastrocca ripresa nei social tra le mamme e le maestre. Versi per raccontare ai più piccoli di quel virus che “porta la corona, ma di certo non è un re, e nemmeno una persona. Ma allora, che cos’è? È un tipaccio piccolino…”.
Lo scopo era spiegare l’epidemia in modo “rigoroso, ma senza trasmettere ansia”. Lo scrittore per l’infanzia e ragazzi, considerato l’erede di Gianni Rodari, ha voluto così donare una poesia che serve anche a insegnare ai più piccoli le regole (lavarsi le mani, stare in casa). Versi, quando non ci si può vedere a scuola, abbracciare, giocare al parco. Un regalo. Anche perché, ricorda nella sua filastrocca: “Le parole sono doni, sono semi da mandare, perché sono semi buoni, a chi noi vogliamo amare”. (ILARIA VENTURI, Repubblica.it)
Ecco la filastrocca di Piumini
Che cos’è che in aria vola?
C’è qualcosa che non so?
Come mai non si va a scuola?
Ora ne parliamo un po’.
Virus porta la corona,
ma di certo non è un re,
e nemmeno una persona:
ma allora, che cos’è?
È un tipaccio piccolino,
così piccolo che proprio,
per vederlo da vicino,
devi avere il microscopio.
È un tipetto velenoso,
che mai fermo se ne sta:
invadente e dispettoso,
vuol andarsene qua e là.
È invisibile e leggero
e, pericolosamente,
microscopico guerriero,
vuole entrare nella gente.
Ma la gente siamo noi,
io, te, e tutte le persone:
ma io posso, e anche tu puoi,
lasciar fuori quel briccone.
Se ti scappa uno starnuto,
starnutisci nel tuo braccio:
stoppa il volo di quel bruto:
tu lo fai, e anch’io lo faccio.
Quando esci, appena torni,
va’ a lavare le tue mani:
ogni volta, tutti i giorni,
non solo oggi, anche domani.
Lava con acqua e sapone,
lava a lungo, e con cura,
e così, se c’ è, il birbone
va giù con la sciacquatura.
Non toccare, con le dita,
la tua bocca, il naso, gli occhi:
non che sia cosa proibita,
però è meglio che non tocchi.
Quando incontri della gente,
rimanete un po’ lontani:
si può stare allegramente
senza stringersi le mani.
Baci e abbracci? Non li dare:
finché è in giro quel tipaccio,
è prudente rimandare
ogni bacio e ogni abbraccio.
C’ è qualcuno mascherato,
ma non è per Carnevale,
e non è un bandito armato
che ti vuol fare del male.
È una maschera gentile
per filtrare il suo respiro:
perché quel tipaccio vile
se ne vada meno in giro.
E fin quando quel tipaccio
se ne va, dannoso, in giro,
caro amico, sai che faccio?
io in casa mi ritiro.
È un’ idea straordinaria,
dato che è chiusa la scuola,
fino a che, fuori, nell’aria,
quel tipaccio gira e vola.
E gli amici, e i parenti?
Anche in casa, stando fermo,
tu li vedi e li senti:
state insieme sullo schermo.
Chi si vuole bene, può
mantenere una distanza:
baci e abbracci adesso no,
ma parole in abbondanza.
Le parole sono doni,
sono semi da mandare,
perché sono semi buoni,
a chi noi vogliamo amare.
Io, tu, e tutta la gente,
con prudenza e attenzione,
batteremo certamente
l’antipatico birbone.
E magari, quando avremo
superato questa prova,
tutti insieme impareremo
una vita saggia e nuova.