Italo Calvino: perché leggere i classici

"Un classico è un libro che non ha mai finito di dire quel che ha da dire"

GIOVEDÌ 16 APRILE 2020 Questo articolo ha più di 1 anno

1 – I classici sono quei libri di cui si sente dire di solito: «Sto rileggendo…» e mai «Sto leggendo…».

Leggere per la prima volta un grande libro in età matura è un piacere straordinario: diverso (ma non si può dire maggiore o minore) rispetto a quello di averlo letto in gioventù. La gioventù comunica alla lettura come ad ogni altra esperienza un particolare sapore e una particolare importanza; mentre in maturità si apprezzano (si dovrebbero apprezzare) molti dettagli e livelli e significati in più.

Possiamo tentare allora quest’altra formula di definizione:

2 – Si dicono classici quei libri che costiuiscono una ricchezza per chi li ha letti e amati; ma costituiscono una ricchezza non minore per chi si riserba la fortuna di leggerli per la prima volta nelle condizioni migliori per gustarli.

[…]

3 – I classici sono libri che esercitano un’influenza particolare sia quando si impongono come indimenticabili, sia quando si nascondono nelle pieghe della memoria mimetizzandosi da inconscio collettivo o individuale.

Dunque, che si usi il verbo «leggere» o il verbo «rileggere» non ha molta importanza. Potremmo infatti dire:

4 – D’un classico ogni rilettura è una lettura di scoperta come la prima.

5 – D’un classico ogni prima lettura è in realtà una rilettura.

6  – Un classico è un libro che non ha mai finito di dire quel che ha da dire.

[…]

La lettura d’un classico deve darci qualche sorpresa in rapporto all’immagine che ne avevamo.

Per questo non si raccomanderà mai abbastanza la lettura diretta dei testi originali scansando il più possibile bibliografia critica, commenti, interpretazioni.

La scuola e l’università dovrebbero servire a far capire che nessun libro che parla d’un libro dice di più del libro in questione; invece fanno di tutto per far credere il contrario.

C’è un capovolgimento di valori molto diffuso per cui l’introduzione, l’apparato critico, la bibliografia vengono usati come una cortina fumogena per nascondere quel che il testo ha da dire e che può dire solo se lo si lascia parlare senza intermediari che pretendano di saperne di più di lui.

[…]

9.    I classici sono libri che quanto più si crede di conoscerli per sentito dire, tanto più quando si leggono davvero si trovano nuovi, inaspettati, inediti.

[…]

13  – È classico ciò che tende a relegare l’attualità al rango di rumore di fondo, ma nello stesso tempo di questo rumore di fondo non può fare a meno.

14 – È classico ciò che periste come rumore di fondo anche là dove l’attualità più incompatibile fa da padrona.

[…]

Poi dovrei riscriverlo ancora una volta perché non si creda che i classici vanno letti perché «servono» a qualcosa.

La sola ragione che si può addurre è che leggere i classici è meglio che non leggere i classici.

E se qualcuno obietta che non val la pena di far tanta fatica, citerò Cioran: «Mentre veniva preparata la cicuta, Socrate stava imparando un’aria sul flauto. “A cosa ti servirà?” gli fu chiesto. “A sapere quest’aria prima di morire”».

Continua a leggere Perché leggere i classici di Italo Calvino in “Il mestiere di scrivere”, un sito web dedicato a corsi di scrittura creativa, attualità editoriale, didattica a strumenti per la ricerca.

Il libro di Italo Calvino, “Perché leggere i classici” è disponibile su MLOL

Per leggere i classici è possibile utilizzare la Media Library on Line MLOL o la biblioteca online di Liber Liber

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