Dagli Scaligeri alla dominazione veneziana
Dal 1197 la penisola divenne soggetta al comune di Verona, poi alla signoria scaligera, assumendo una rilevante importanza grazie al controllo esercitato dal castello, che ospitava una guarnigione. L’edificio, quale ancor oggi si può ammirare, è opera degli Scaligeri, benché l’esistenza di una fortificazione anteriore alla loro dominazione sia attestata da più di un documento.
Il Castello Scaligero
Completamente circondato dall’acqua, il castello domina il lago dall’alto del suo mastio, la torre più elevata. La datazione dell’edificio è complessa. Le analisi murarie hanno portato all’identificazione di tre fasi, delle quali la prima risale all’epoca di Mastino I della Scala (XIII sec.), la seconda ai primi anni del XIV sec., la terza alla metà del XIV sec., quando la darsena venne fortificata. Il nucleo principale è costituito dal cortile principale cintato da quattro cortine, dalle tre torri angolari e dal mastio.
Chiesa di santa Maria al Ponte
Al complesso del castello si collega la chiesa di santa Maria al Ponte, detta anche Oratorio della Beata Vergine al Ponte, ma chiamata sant’Anna dagli abitanti del borgo, che da tempo immemorabile identificano, senza alcun fondamento, la figura ritratta nell’affresco con la madre della Madonna. La chiesetta, da alcuni ritenuta la cappella della guarnigione di stanza al castello, è costituita da un vano con volta a botte e da un presbiterio. Nel Quattrocento era una piccola cappella, probabilmente un piccolo santuario come dimostrerebbe il frammento di affresco trecentesco posto sopra l’altare.
La Repubblica Veneta
Nel 1387 la dinastia dei della Scala tramontò con la fuga di Antonio e Verona cedette il campo alle due potenze tra le quali era stretta: Venezia e Milano. Per Sirmione iniziò un veloce avvicendamento di signorie, finchè nel 1405 ebbe inizio la lunga dominazione veneziana che durò sino al 1797.
La Repubblica Veneta dominava sul Garda tramite un Capitano del Lago residente in Malcesine. Il dominio sulle acque non coincideva però con quello territoriale: Riva e il suo territorio appartenevano al Vescovo di Trento, mentre il Leone di san Marco campeggiava sulle terre delle province di Verona, tra le quali Peschiera e Sirmione, e di Brescia.
La storia di Sirmione durante i secoli della dominazione veneziana è povera di testimonianze. E’ la storia di un piccolo borgo tranquillo, abitato da pescatori-olivicoltori entro il ponte, mentre nella campagna circostante i contadini si dedicavano alla coltura della vite e dei gelsi. Nel 1530 erano presenti sul territorio 1155 abitanti, successivamente in forte calo a causa delle epidemie. Il comune fu travagliato per secoli dalle contese tra Sirmionesi che vantavano un’antica discendenza, i cosiddetti “originari”, e i nuovi arrivati, o “forestieri”, riguardo alla gestione dei beni comunali, dalla quale fino al 1780 i forestieri rimasero esclusi. La comunità era governata da un consiglio eletto dalla “vicinia”, cioè da una classe di cittadini che godevano di speciali diritti riguardo ai beni comunali.
A fronte della miseria dei più, si affermarono nel periodo veneto le grandi proprietà terriere che facevano capo alle tenute padronali. Della loro passata grandezza rimane nell’entroterra un’unica testimonianza significativa, la cascina Onofria.
La fine della dominazione veneziana
La lunga dominazione veneziana ebbe fine nel 1796, quando Napoleone entrò nel Veneto per scatenare l’offensiva contro gli Austriaci. Nel 1797 conquistò Venezia, ma successivamente, con il trattato di Campoformio, la cedette all’Austria in cambio del Belgio e della Lombardia. Le armate austriache entrarono in Venezia nel 1798. Napoleone riconquistò Venezia dal 1806 al 1814, quando venne di nuovo scacciato dagli Austriaci. Nel 1848 Venezia insorse sotto la guida di Daniele Manin, ma nel 1849 gli Austriaci ritornarono fino al 1866, quando l’Austria cedette Venezia e il Veneto al re d’Italia. In quella data si ricompose l’unità territoriale del Comune di Sirmione, spezzata dopo la seconda guerra di indipendenza del 1859. Infatti il confine tra l’Austria e il Regno Sabaudo correva all’altezza dell’edificio detto Vecchia Dogana, che nel nome racchiude la sua antica funzione