La banalità del male
di Hannah Arendt
La banalità del male
di Hannah Arendt
Feltrinelli 2013
La filosofa Hannah Arendt, inviata del New Yorker, racconta il processo contro Adolf Eichmann, criminale nazista catturato dal Mossad a Buenos Aires, dove era fuggito nel 1945. Gli agenti del servizio segreto israeliano lo arrestarono nel 1960 e lo portarono a Gerusalemme dove fu processato per crimini contro il popolo ebraico e crimini di guerra commessi durante la dittatura nazista.
Arendt analizza le implicazioni morali, politiche e giuridiche dell’Olocausto, dipingendo Eichmann non come un genio del male ma come un funzionario grigio e banale e per questo ancora più inquietante perché chiunque può essere Eichmann: è sufficiente essere una persona senza idee e priva di senso della realtà per diventare un terribile criminale. Su Media Library è possibile scaricare l’e-book.
I Consigli di lettura della Biblioteca Comunale di Sirmione