Il percorso delle Epigrafi
Tra le sue antichità, Sirmione offre testimonianze epigrafiche che a distanza di millenni aprono una finestra suggestiva su fatti, persone e società di un tempo. Il Percorso delle Epigrafi è una avvincente passeggiata tra le vie più segrete della Penisola alla scoperta di queste “pietre parlanti” che ci accompagnano in un avvincente viaggio nel tempo.
Si ringraziano la professoressa Sabina Fadabini ed il dottor Simone Don per la puntuale guida e il prezioso aiuto.
Le tappe del percorso:
- Monumento a Catullo, Piazza Carducci
- Cogitate, Via Santa Maria Maggiore n 8
- Miliario di Giuliano, Chiesa di Santa Maria Maggiore, via Santa Maria Maggiore n 17
- Gentibvs, Chiesa di Santa Maria Maggiore, via Santa Maria Maggiore n 17
- Ara a Giove, Canonica della Chiesa di Santa Maria Maggiore, via Santa Maria Maggiore n 17
- Miliario di Costantino, Via Vittorio Emanuele n 38
- Stele a Minerva, Chiesa di San Salvatore, via San Salvatore
- Ritratto di coniugi, Parco di Villa Cortine Palace Hotel, viale Gennari n 2
- Iscrizione funeraria, Parco di Villa Cortine Palace Hotel, viale Gennari n 2
- Frammento di Ciborio, Museo archeologico di Sirmione, piazzale Orti Manara n 4
- Base con dedica a Caio Erennio Ceciliano, Museo archeologico di Sirmione, Grotte di Catullo, piazzale Orti Manara n 4
Monumento a Catullo
Piazza Carducci
Prima di addentrarci alla scoperta delle epigrafi antiche, è d’obbligo un saluto a quello che è, e che si definiva, il padrone di casa (herus, carme 31), sul quale non rimane purtroppo alcun documento epigrafico. Ci hanno pensato però i posteri: nel 1935 il Comune di Sirmione commissionò alla fonderia Clodoveo Barzaghi di Milano un busto, piuttosto marziale, dedicato a Gaius Valerius Catullus (86 – 54 A.C.), attualmente collocato in piazza Carducci, davanti all’imbarcadero, quasi ad accogliere chi giunge a Sirmione via acqua.
Curiosamente allora l’erma non fu posta qui, ma in un luogo più nascosto, in quanto in quegli anni pieni di fervido patriottismo propedeutico all’impresa d’Africa non era apprezzata l’inclinazione della poesia di Catullo, poeta poco propenso alla guerra e cultore invece di sentimenti più intimi.
Testo: Gaius Valerius Catullus 86 – 54 A.C.
Questa moderna epigrafe ci dice poco: che apparteneva all’importante famiglia veronese dei Valeri e che morì in giovane età. Ma parlano ancora per lui le sue poesie.
Cogitate
Via Santa Maria Maggiore, 8
Salutato il padrone di casa, si prosegue lungo la via principale e si imbocca via Santa Maria Maggiore. Al civico 8, incastonato nel muro, un frammento di età longobarda (568-774) appartenente ad un ciborio, ci ammonisce: COGITATE, cioè “riflettete”.
L’espressione, tratta da un versetto biblico, astratta dal suo contesto può essere letta come un invito discreto a meditare, pur nel frastuono della folla in vacanza, sui rapidi cambiamenti della storia e sulla precarietà della condizione umana.
Miliario di Giuliano
Chiesa di Santa Maria Maggiore, via Santa Maria Maggiore, 17
Giunti alla chiesa parrocchiale di Santa Maria Maggiore, l’ultima colonna a sinistra per chi entri nel portico reca la seguente iscrizione in onore dell’imperatore Giuliano. Il miliario è databile dal 3 novembre del 361 al 362.
Im̅p(eratori) Caess(ari) (!) / d(omino) n(ostro) Fl(avio) Cl(audio) Iuliano / P(io) F(elici) victori ac triumf(atori) / semp(er) Aug(usto), p̅(ontefici) m̅(aximo), i̅m̅p̅(eratori) / VII, conss(uli) (!) I̅I̅I̅, bono r(ei) p(ublicae) / nato, patri patriie (!), / proconss(uli) (!).
Si tratta di un cippo miliare che si trovava lungo una via di comunicazione e che fu riutilizzato nel portico antistante l’edificio sacro. Curioso destino: questo imperatore, che cercò di far sparire i cristiani, ora ne sostiene una chiesa.
Gentibvs
Chiesa di Santa Maria Maggiore, via Santa Maria Maggiore, 17
Frammento interno di monumento non identificabile, forse un cippo in calcare bianco della Valpolicella, ora murato nella balaustra del portico di ingresso della Chiesa di Santa Maria Maggiore. Lo spazio a destra e nella parte sottostante sembrerebbe indicare che questa sia l’ultima riga dell’iscrizione. Si ipotizza un riferimento ad una dedica sacra fatta a divinità. In base alle lettere oggi leggibili ed alle ipotesi formulate, la parola completa si comporrebbe nel modo seguente:
[- – – indul?]GENTIBVS.
Interessante, in tal senso, una dedica alle Matronae indulgentes documentata nei pressi di Novara. La forma delle lettere suggerisce una collocazione cronologica nel I secolo d.C.
Ara a Giove
Canonica della Chiesa di Santa Maria Maggiore, via Santa Maria Maggiore, 17
Raggiunta la scaletta che scende in via Antiche Mura, ecco un altro esempio di riuso delle pietre antiche. Si tratta di un cippo per così dire bifronte. Il lato immediatamente visibile a chi transita reca la seguente iscrizione latina risalente al II secolo d.C.
Iscrizione:
I(ovi) O(ptimo) M(aximo)
Ebussi Fir=
minus
et Cassianus
Si tratta di una delle tre are dedicate a Giove – il dio migliore e più grande – i cui dedicatari sono i due fratelli Ebussi, Ebussio Firminus e Ebussio Cassiano.
L’iscrizione posteriore ci porta invece, come per incanto, in un altro periodo storico:
ELEMOSINA / DELLA B.(eata) V.(ergine) DEL SS° (Santissimo) R° (Rosario).
Sopra le lettere è scolpita la corona reale della Madonna circondata dalla corona del rosario. Per secoli, infatti, la lapide ha sostenuto la cassetta delle elemosine posta davanti all’altare della Madonna del Rosario, che si trova sul fianco dell’abside, a destra per chi entra in chiesa, senza che l’iscrizione posteriore fosse più visibile. Questa ara testimonia come i manufatti antichi venissero riutilizzati in epoche successive, certo senza alcun riguardo al loro valore di testimonianza storica, ma consentendone nel contempo la conservazione.
Miliario di Costantino
Via Vittorio Emanuele, 38
Un altro cippo miliare si trova incastonato nell’angolo del portico settentrionale sopra il quale anticamente sorgeva la sede del Comune. È dedicato all’imperatore Costantino (306-337), noto per l’editto di Milano del 313 con il quale fu riconosciuta ufficialmente la religione cristiana.
Iscrizione: D(omino) n(ostro) Imp(eratori) Caes(ari) / Fl(avio) Constantino / Maximo / P(io) F(elici) Vict[o]ri Aug(usto) / – – – – – –
Il miliario è databile tra il 327 e il 330 d.C.
Stele a Minerva
Chiesa di San Salvatore, via San Salvatore
Si tratta di una dedica sacra, posta per la dea Minerva, da tre fratelli: Marcus Virius, Lucius Virius e Publius Virius. Non sappiamo se la divinità in questo caso fosse la Minerva romana oppure se sotto il suo nome si celasse, nella nostra zona, l’identità di una dea venerata localmente. In ogni caso il culto di Minerva godeva di una certa diffusione sul lago di Garda, come si può evincere, oltre che da altre dediche, anche dalla presenza del nome di Manerba.
Tipologia e forma delle lettere suggeriscono una collocazione cronologica nel I secolo d.C.
Ritratto di coniugi
Parco di Villa Cortine Palace Hotel, Viale Gennari, 2
Nascosta tra la vegetazione del parco di Villa Cortine si incontra una stele del I secolo d.C. la cui epigrafe è andata perduta. Nella nicchia è scolpito il ritratto, ormai quasi illeggibile, di una coppia di ricchi provinciali che, secondo la moda del tempo, intendeva ostentare il proprio status sociale con la ricchezza del monumento funerario. La stele in origine era collocata altrove, ma fu portata nel parco della villa del colle Cortine dal nuovo proprietario negli anni della prima guerra mondiale, insieme ad altri pezzi che, sistemati sapientemente nella ricca vegetazione che sostituì l’oliveto preesistente, dovevano creare un’atmosfera classicheggiante e romantica ad un tempo.
Il parco è privato e l’accesso è consentito solo agli ospiti dell’Hotel.
Iscrizione funeraria
Parco di Villa Cortine Palace Hotel, Viale Gennari, 2
Si tratta di un monumento funerario a dado databile alla metà del I secolo a.C., coronato da un fregio metopale con bucrani e rosette naturalistiche, recante l’iscrizione:
P(ubli) Thauri P(ubli) l(iberti)
Pamphili Pal(atina)
Non è precisata la provenienza del pezzo ma si ipotizza, in base a ricerche di archivio e a confronti con altro materiale, che il reperto sia stato rinvenuto a Milano in uno scavo in via Fratelli Gabba e successivamente trasportato a Sirmione.
l’identità di Thaurius Pamphilus è riconducibile ad un liberto milanese esponente del ceto emergente che volle documentare, attraverso il sepolcro, il suo raggiunto status sociale.
Il parco è privato e l’accesso è consentito solo agli ospiti dell’Hotel.
Frammento di Ciborio
Museo archeologico di Sirmione, Piazzale Orti Manara, 4
Un frammento di ciborio, appartenente alla chiesa di san Salvatore, ci riporta alla fine dell’ età longobarda : vi sono infatti menzionati re Desiderio e suo figlio Adelchi, gli ultimi sovrani, sconfitti da Carlo Magno (774). Il drammatico epilogo del regno longobardo è al centro della tragedia del Manzoni incentrata sullo sfortunato principe. Sirmione era in età longobarda un centro importante, tanto che la pia regina Ansa, moglie di Desiderio, vi fondò la chiesa di san Salvatore e il piccolo monastero omonimo, ormai scomparso, legato a quello di Santa Giulia in Brescia.
Iscrizione: (in) NOMINE D(omi)NI/(Re)GNANTE DOM(I)/NOI – (N)O(s)T(ri) DESIDERIO ET ADELGIS RE/GES HU/NC TE
Base con dedica a Caio Erennio Ceciliano
Museo archeologico di Sirmione, Piazzale Orti Manara, 4
Si tratta di una base di statua in marmo ritrovata nel 1960 nell’area compresa tra via Santa Maria Maggiore e via Antiche Mura. Il reperto reca la dedica a Caio Erennio Ceciliano, cittadino e patrono della città di Verona, della quale fu il massimo amministratore, tribuno della plebe, questore della Gallia Narbonense a cui l’imperatore Adriano concesse l’ingresso al senato. Non si conosce l’originaria collocazione del monumento, si ipotizza una datazione attorno agli anni 30 del II secolo d.C.
Bibliografia:
- Elisabetta Roffia, Sirmione in età antica il territorio del comune dalla preistoria al medioevo, Et Edizioni, Milano, 2018
- R. Bertolazzi – V. Guidorizzi, Regio X – Venetia et Histria. Arilica et Sirmio, in Supplementa Italica, Nuova serie, 29.
- Gian Pietro Brogiolo, Silvia Lusuardi Siena, Paola Sesino – Ricerche su Sirmione longobarda, All’Insegna del Giglio, 1989
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