Life’s a beach – introduzione alla mostra
Nel Regno Unito non ci si trova mai a più di settantacinque miglia dalla costa. Con così tanto litorale, non sorprende che esista una forte tradizione britannica della fotografia in riva al mare. I fotografi americani potrebbero aver dato i natali alla fotografia di strada, ma nel Regno Unito abbiamo la spiaggia. Forse il risultato naturale è la fotografia sulla spiaggia. Qui le persone possono rilassarsi, essere sé stesse e sfoggiare tutte quelle sfumature leggermente eccentriche che caratterizzano l’indole britannica.
Ho fotografato la spiaggia per molti decenni, documentando ogni singolo aspetto di questa tradizione, inclusi i primi piani dei bagnanti, i nuotatori irrequieti colti nel mezzo di un tuffo e l’interminabile picnic in corso sulla sabbia. Ho iniziato a fotografare questo soggetto negli anni ‘70 pubblicando inizialmente The Last Resort, un libro che descriveva la località balneare di New Brighton, vicino a Liverpool, nel 1986. Questo mi ha portato a fotografare spiagge in tutto il mondo, comprese quelle di Argentina, Brasile, Cina, Spagna, Italia, Lettonia, Giappone, Stati Uniti, Messico, Tailandia e, naturalmente, del Regno Unito. Un’attività unificante è la vendita di beni, poiché la spiaggia è un posto privilegiato per vendere praticamente di tutto – dal gelato a Brighton, ai servizi di pulizia delle orecchie a Goa, in India; dal pesce alla brace in Cile, ai noodles in Cina. Si può comprendere molto di un paese osservando le sue spiagge: attraverso le culture, la spiaggia rappresenta quel raro spazio pubblico in cui si possono rinvenire i comportamenti nazionali più stravaganti e bizzarri.
Martin Parr
Qui sul lago di Garda siamo particolarmente esperti in materia di spiagge. Questa speciale edizione di LIFE’S A BEACH ci mostra un Martin Parr al suo meglio, con i suoi divertenti cliché, i rituali, le tradizioni e le esilaranti assurdità legate alla vita da spiaggia ed è arricchita da alcune fotografie dello stesso Parr scattate a Sirmione e sul lago di Garda. Abbiamo così il privilegio di vederci ritratti dall’insuperabile ironia dell’obbiettivo del grande fotografo britannico.